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venerdì, 26 Aprile 2024
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Fischio all’orecchio? Ecco cosa aspettarsi dall’Audioprotesista

Fischio all’orecchio, tutto quello che c’è da sapere sul primo appuntamento con l’Audioprotesista

Per una volta mettiamoci dalla parte dell’Audioprotesista alla cui attenzione viene una persona con il classico fischio all’orecchio, altrimenti detto acufene o tinnitus (per gli anglosassoni).

Che fare? Come dovrebbe comportarsi il professionista? Quali sono le aspettative del paziente e le conseguenti azioni da svolgere perché il fischio all’orecchio non diventi un dramma?

A queste domande di ordine pratico e metodologico insieme dà una risposta la guida per Audioprotesisti “Tinnitus First Appointment Guide. For General Practitioners“, messa a punto da Tinnitus Clinic, UK.

Hai provato anche tu quel fastidioso fischio all’orecchio che ti impedisce di concentrarti e ascoltare chiaramente suoni e parole? Scarica gratis la Guida Acufeni adesso

La Guida è ovviamente in inglese ma tenterò di riassumerne qui i concetti principali per i non anglofoni.

Premessa, cos’è l’acufene?

Su questa bella domanda si sono consumati promettenti ed eminenti scienziati che però, come si conviene appunto alla “scienza”, per non sbagliare si sono più che altro cimentati ad estrarre dal fenomeno acufeni più che altro un paradigma, su come cioè si presenta, sotto quali forme.

In pratica se l’acufene è oggettivo o soggettivo, se fluttuante o meno, musicale (sente una musica ma nessuno la sta suonando), o frutto di iperacusia (sensibile a qualsiasi rumore fino a soffrirne).

Tutti aspetti che il professionista dovrebbe già aver assimilato nel corso di laurea, durante il quale avrà familiarizzato con i suoni o fischi o rumori fastidiosi che vanno sotto il nome di acufene.

E veniamo al primo appuntamento

La domanda da porsi in questo caso è: “di cosa ha bisogno il paziente-cliente?“.

La Guida elenca i bisogni più ricorrenti, che sono:

• Rassicurazione che la cosa non è grave; speranza per una possibile soluzione

Spiegazioni approfondite sul fenomeno che lo coinvolge

Esami strumentali

• Qualcosa che il paziente da solo non è in grado di eseguire

• Un piano per ridurre i sintomi in modo da poter tornare alla vita di sempre

Rassicurare il paziente, ma come?

Per esperienza personale posso affermare che la paura più grande è che l’acufene, specie se molto fastidioso, sia destinato a durare nel tempo, e a non regredire.

Come comportarsi per “far cambiare idea” in questo caso al paziente?

• Nonostante l’acufene coinvolga il 10-15% della popolazione, raramente è causato da patologie importanti, “nascoste” per intenderci

• L’acufene può andarsene così com’è arrivato nel corso dei primi tre mesi

• Anche se non esiste una cura per gli acufeni, sono ugualmente disponibili trattamenti in grado di fare la differenza nel singolo caso. Alcuni pazienti segnalano che è stato detto loro come non si possa far nulla, se non prendere atto della situazione e rassegnarsi. Ciò è quantomeno catastrofico!

• Un paziente che prende coscienza della propria condizione con l’acufene, è spesso un paziente ansioso. Mettere in atto trattamenti per ridurre l’ansia può migliorare l’acufene.

Raccomandazioni e consigli aggiuntivi

La Guida rilascia poi altri consigli e raccomandazioni su casi particolari, come quando si dovesse riscontrare ipoacusia improvvisa o altre condizioni in cui si rendano necessari accertamenti da eseguire in una struttura ospedaliera adeguata.

I pazienti dovrebbero essere poi aiutati a dormire bene nel caso in cui gli acufeni rendano impossibile il riposo notturno. I suoni della natura (acqua, uccelli ecc.) possono aiutare in questo caso, Youtube sovrabbonda di audio-video che durano anche 10 ore.

Trovo poi veramente strano o deludente, decidi tu, che la Guida non faccia alcun riferimento alle abitudini di vita del paziente e in particolare alla dieta.

Sarà un mio chiodo fisso, ma se è vero che l’acufene nasce nell’orecchio ma passa molto presto al cervello, è lo stato d’infiammazione di quest’ultimo che dovremmo curare in particolare.

Come? Attraverso la dieta, che può addirittura modificare i geni che ci portiamo dietro.

Ma di questo ho già parlato e presto tornerò sull’argomento.

Buona giornata!

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