Però poi, a videocamera spenta, confessa che sì, un caso un po’ particolare gli è capitato.
Quando una persona amica gli ha presentato un magistrato latinoamericano casualmente in Italia, casualmente a Verona, dove il nostro svolge la propria attività di Audioprotesista, con gravi problemi d’udito (il magistrato) da sistemare nel brevissimo periodo di appena pochi giorni, vale a dire non più di due settimane.
E il successo in questo caso è stato sì fonte di soddisfazione, inutile nasconderselo. Qualcosa di impossibile secondo i dettami della dottrina che lui stesso insegna all’Università di Padova ai futuri Audioprotesisti che intendono conseguire la laurea in Tecniche Audioprotesiche per poter esercitare la professione.
Eppure il risultato è stato apprezzabile nonostante il tempo a disposizione per la messa a punto del sistema audioprotesico fosse praticamente ridotto all’osso.
Lui è il professor Alessandro Rinaldo, che oltre a essere un Audioprotesista in proprio, presta la sua opera, beninteso a titolo gratuito, come docente  universitario, ricavandone naturalmente, oltre alla soddisfazione personale, il titolo di professore che l’istituzione universitaria giustamente gli concede d’usare, e ci mancherebbe…
La professione da una parte, il business dall’altra
Ma come dovrebbe essere – gli chiedo – chi si dedica a questa professione di Audioproteista?
Che titoli dovrebbe avere per esercitarla in scienza e coscienza come si conviene a una professione sanitaria? (perché tale è…)
E naturalmente non mi riferisco ai soli titoli accademici (e chi non ce li ha si è avvalso della sanatoria che per fortuna è intervenuta puntuale, altrimenti addio ai negozi e negozietti di apparecchi acustici, se non addirittura di amplificatori, mai sia!).
E a me è parso di capire, ma puoi sentirlo dalle sue stesse parole nella video-intervista in questa stessa pagina, che l’ideale per il nostro sarebbe che si pensasse meno al business e più caso mai alla soddisfazione del cliente, che poi è il punto cardine della questione in tutti i sensi.
E l’orecchio elettronico? Fa giustappunto parte del discorso, dato che parecchi Audioprotesisti, sempre che ce l’abbiano, finiscono per tenerlo come soprammobile in negozio o laboratorio che sia, e si limitano a proporre questa o quell’altra marca di apparecchi acustici senza andare tanto per il sottile, e addio professione sanitaria…
Al punto tale che questa dell’orecchio elettronico mi sembra più una metafora che una realtà strumentale vera e propria.
Perché – come diceva Iannacci – se per tutto “ci vuole orecchio”, figuriamoci per fare l’Audioprotesista!
Andare oltre le esigenze di mercato
Bisogna riconoscere – a ciascuno il suo merito – che le grandi aziende del settore, vista la capacità di garantire la propria presenza in ogni angolo del Paese, hanno avuto il merito di rispondere a una domanda crescente, che prima veniva completamente disattesa o soddisfatta soltanto in parte.
Ma è venuto il momento – non sono io a dirlo ma il prof che sto intervistando – di andare oltre la semplice vendita/applicazione degli apparecchi acustici, e dedicare la propria attenzione a tutto ciò che c’è da sapere sull’orecchio, sulla perdita dell’udito e di come sia possibile porre rimedio a un deficit uditivo grazie agli spettacolari progressi dell’elettronica.
Tutto questo senza investire neppure un euro in pubblicità ? Giusto per farsi conoscere almeno un po’? Sì, proprio così.
Confidando esclusivamente sulla propria competenza, frutto di studi e continui aggiornamenti, tenendo bene a mente che ciò che ripaga non può che essere l’assistenza al cliente.
In definitiva, quale proposta per migliorare la professione?
Una sola – ribadisce il prof – cioè la speranza che ci siano sempre più centri acustici dove si studiano casi specifici di pazienti/clienti in modo da poter proporre la soluzione audioprotesica più adeguata. La proposta commerciale viene assolutamente dopo.
E che trovino sempre meno spazio i venditori di audioprotesi un tanto al chilo (di orecchio elettronico ovviamente neppure a parlarne), che purtroppo esistono ancora e fanno fatica a cambiare registro.
Guarda la video-intervista per intero, dura soltanto pochi minuti ma ne vale davvero la pena.
P.S. – Colgo l’occasione per ricordarti che è disponibile il mio report “Acufeni Insopportabili?” dove racconto la mia esperienza e i risultati ottenuti. Se lo desideri, prima di acquistare il report, puoi scaricare gratuitamente l’anteprima da questa pagina.
[by Acufeni, che fare?]