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L’allarme, l’ipoacusia non trattata costa 21 mld l’anno in Italia

Isolamento e difficoltà di comunicazione fino alla depressione con perdita di produttività sul lavoro e nel rendimento scolastico. I disturbi dell’udito sono invalidanti e se trascurati anche molto cari. L’ipoacusia non trattata costa 750 miliardi di dollari l’anno, una cifra pari al Pil di un Paese come l’Olanda e alla somma della spesa sanitaria di Brasile e Cina. E si stima superi 21 miliardi di euro l’anno in Italia e 178 miliardi di euro in Ue. A calcolarlo è l’Organizzazione mondiale della sanità in vista della Giornata mondiale dell’udito che, ricordano in una nota gli otorinolaringoiatri, si celebrerà il 3 marzo.

“Ogni anno si perdono 750 miliardi di dollari nel mondo e oltre 21 miliardi di euro solo in Italia per disturbi dell’udito non trattati. Uno spreco uditivo enorme che impressiona ma che non deve sorprendere – afferma Carlo Antonio Leone, presidente della Società italiana di otorinolaringologia e chirurgia cervico-facciale – L’udito svolge un ruolo centrale nella vita delle persone e ignorare eventuali deficit può avere un grosso impatto a livello socio-economico”.

“I problemi dell’udito – prosegue Leone – rendono difficile comunicare e possono favorire isolamento e depressione, determinando anche un possibile aumento del consumo dei farmaci antidepressivi. Da non sottovalutare poi l’impatto che l’ipoacusia può avere a scuola e sul lavoro, influenzando negativamente le performance e determinando in alcuni casi il pensionamento anticipato. Inoltre i deficit uditivi possono accelerare negli anziani il decadimento cognitivo e aumentare il rischio di cadute”.

La patologia può colpire adulti e bambini innalzando barriere sociali diverse ma drammatiche allo stesso modo. Nei bambini, spiegano gli esperti, l’udito è fondamentale per acquisire il linguaggio: i disturbi durante l’infanzia e l’adolescenza possono causare riduzioni nella capacità di attenzione e di concentrazione, difficoltà di lettura e di comprensione, con conseguenze negative sul rendimento scolastico. Negli adulti prendersi cura dell’udito può ridurre il rischio di isolamento e di depressione e scongiurare la probabilità di declino cognitivo. Sul lavoro poi le stime indicano come una persona con difficoltà uditiva abbia il doppio delle probabilità di essere disoccupato.

“E’ essenziale agire precocemente per curare l’ipoacusia e ridurne l’impatto – osserva Leone – Alla nascita gli screening uditivi dovrebbero diventare la prassi. I controlli audiologici periodici sono poi fondamentali non solo tra i più anziani, ma anche nella fascia d’età tra i 40 e i 65 anni”. Più di 6 casi di ipoacusia su 10 potrebbero essere evitati se venissero adottate adeguate misure preventive, spiegano gli esperti. “In caso di un’ipoacusia riconosciuta, anche di medio grado, è opportuno ricorrere alle più opportune soluzioni uditive: praticamente invisibili e ipertecnologiche le protesi moderne sono capaci di restituire le capacità uditive, migliorando la qualità di vita delle persone”.

E proprio per contrastare gli impatti socio-economici legati all’ipoacusia trascurata arriva il vademecum ‘Udito ben curato, futuro guadagnato’ promosso da Amplifon, con la consulenza del professore Carlo Antonio Leone. Un breve manuale che suggerisce 5 linee d’azione: alla nascita gli screening uditivi devono diventare la prassi per riconoscere fin da subito un eventuale disturbo; diffondere iniziative di informazione e sensibilizzazione sul benessere uditivo nelle scuole italiane per educare i più giovani a proteggere il proprio udito.

E ancora: sottoporsi a un controllo audiologico almeno una volta all’anno; intervenire con la più opportuna soluzione uditiva, personalizzando l’apparecchio anche in caso di un’ipoacusia di medio grado; importanza di un servizio di qualità e di un approccio multidisciplinare al disturbo uditivo, perché l’ipoacusia può spesso associarsi ad altri problemi di salute come depressione, diabete, declino cognitivo e rischio di cadute.

Fonte: http://www.adnkronos.com

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