Con il titolo “Real-Ear Measurements Are a Must for Patient and Professional Satisfaction“, Terry Ross, Director of Business Development at Beltone Corporation, ha esposto in un articolo una serie di considerazioni sulle misure effettive, o prove di reale efficacia, che ogni Audioprotesista dovrebbe fare proprie, per realizzare ciò che s’intende con l’espressione “fitting apparecchi acustici“.
Quando? Quando l’Audioprotesista si accinge a effettuare il “fitting apparecchi acustici” (cioè l’adattamento personalizzato) degli apparecchi all’orecchio del proprio cliente/paziente.
La casa produttrice degli apparecchi acustici li fornisce infatti già tarati su determinate frequenze, ma non è detto che queste si adattino perfettamente al singolo individuo in maniera ottimale.
Le esigenze di adattamento sono diverse, stante il fatto che ogni orecchio è un caso a sé, e ha quindi bisogno di aggiustamenti specifici e su misura.
Il fatto è che non tutti gli Audioprotesisti adottano questa procedura (non solo negli Stati Uniti, cui l’articolo fa riferimento, ma neppure in Italia).
A questo proposito è utile rileggere l‘intervista al Prof. Pietro Scimemi che ho realizzato qualche tempo fa proprio su questo blog.
Nell’articolo che presento oggi Terry Ross ribadisce la necessità di effettuare le prove in situ, cioè verificando qual è il reale guadagno uditivo per il paziente, e si rammarica vivamente che queste prove non vengano eseguite dalla stragrande maggioranza degli Audioprotesisti professionali.
L’articolo in realtà è piuttosto datato (2012), ma appare evidente che da allora la situazione non è affatto cambiata, tant’è che l’autore ha sentito il bisogno di sottolineare ulteriormente quanto aveva scritto allora, conservando però intatta la sostanza del discorso, anzi ribadendola con maggiore forza.
Ecco quanto afferma nell’articolo in questione:
«Gli Audioprotesisti non eseguono le prove in situ, e vi spiego quali sono le cinque (inammissibili) scuse che adducono per giustificare il proprio inadeguato comportamento, poco professionale.»
Premesso che un corretto fitting apparecchi acustici non può prescindere dalle prove in situ, di seguito riporto le cinque scuse elencate da Ross, che gli Audioprotesisti mettono in campo al fine di giustificare il loro comportamento non proprio professionale.
Continuo a chiedermi – conclude Ross – come mai, avendo a disposizione una fantastica tecnologia che ci permette di conseguire risultati eccellenti, gli Audioprotesisti si ostinino a ignorarne i vantaggi per loro stessi e soprattutto per i pazienti.
Be’, adesso sai qualcosa in più su ciò che l’Audioprotesista potrebbe o dovrebbe fare per mettere a punto un corretto fitting degli apparecchi acustici.
Prova a chiedergli se, nel tuo caso specifico, sta effettivamente eseguendo le prove in situ, e in caso contrario pretendi che vengano effettuate con cura e precisione.
[by Acufeni, che fare?]